I recettori ACE-2 e il Coronavirus

a cura del Prof. Dario Sonetti (Docente Università di Modena)

A completamento dell’articolo del Prof. Di Renzo circa quello che abbiamo imparato dall’esperienza del CoViD-19, in cui ha elencato una serie di manifestazioni cliniche del nuovo virus e altre preziose informazioni circa comportamenti da tenere, mi permetto di aggiungere il ruolo dei recettori ACE-2 che appaiono espressi e sovra espressi in vario grado in chi è stato infettato.

Tali recettori, localizzati principalmente negli alveoli polmonari, sono importanti co-recettori per l’entrata del virus a causa dell’interazione specifica con le proteine virali spike. L’asse intracellulare ACE/AngII/AT1R che ne è attivato causa poi il rilascio di citochine proinfiammatorie come IL-6 and TNF-alfa con i gravi danni che ne derivano.

La cosa più interessante ed allarmante è che la sovraespressione di ACE-2 negli alveoli polmonari è stata correlata a una cronica esposizione ad inquinamento ambientale in particolare da PM 2.5. L’espressione di ACE-2 si sviluppa “normalmente” conseguentemente ed in termini protettivi e riparativi nei confronti di questa esposizione cronica a contaminanti aerei, ma purtroppo diventa involontariamente anche una chiave per l’entrata del virus. Le considerazioni che ne seguono sono evidenti, il virus ha colpito consistentemente di più in quelle popolazioni che sono più esposte a contaminazione ambientale da PM 2.5 perché sovraesprimono già nei loro polmoni il recettore ACE-2. Questo può spiegare l’alta variabilità nella presentazione clinica che va dai pazienti asintomatici a pazienti che presentano una forma lieve, moderata o grave della malattia.

Ciò può anche spiegare la bassa incidenza della sindrome più grave nei bambini, la limitata esposizione al PM 2.5 dovuta alla loro giovane età può averli esentati dalla sovraespressione del recettore polmonare ACE-2.

Ricordo che anche l’esposizione cronica alla nicotina del fumo di tabacco causa sovraespressione di ACE-2 e non per niente un’alta morbilità alla CoViD-19 è presente nei soggetti fumatori cronici.

Quanto sopra, ovviamente, non vuole escludere altre possibili concause che sono tuttora sotto studio.

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